Il Marocco, un paese così vicino eppure così lontano, crocevia di etnie, religioni, tradizioni millenarie e popoli unici.Dalla grande metropoli di Casablanca, ai monumenti a picco sul mare di Rabat, dai vicoli fiabeschi della blu Chefchouene all’antica, labirintica medina di Fez dove tradizioni che si perdono nella notte dei tempi incontrano i moderni artigiani. Dalle fredde montagne dell’Atlante alle Kashbe abbandonate lungo le centinaia di chilometri di nulla assoluto che danno il benvenuto ai viaggiatori nel luogo più mistico del paese: il deserto. Dal silenzio, dagli infiniti cieli e dune del Sahara, alle tende dei nomadi berberi, dalle gole del Todra, rosse a strapiombo, come arrivate da Marte, ai chiassosi mercati di Marrakesh. Il Marocco vi affascinerà in ogni suo angolo.
Questo è stato il mio lungo itinerario nel paese dalle albe tardive e dai tramonti infuocati.
Le concerie di Fez, all’interno del labirinto della Medina, sono ciò che ho percepito come il cuore antico e tradizionale del paese. L’odore è il più acre che abbia mai sentito; le pelli vengono conciate e tinte esattamente come si faceva nel medioevo, immergendole per una settimana negli escrementi di piccione e colorandole poi con sostanze naturali. Rimango affascinata da come questi uomini sfidando il sole, il caldo e la fatica guadagnino da vivere per le proprie famiglie.
Centinaia di bancarelle vendono cibo da strada, tradizionale, povero ma autentico. Dovrete sfidare più di qualche remora e preconcetto, ma provare le specialità locali nel più autentico modo possibile sarà un’esperienza difficile da dimenticare.
Un viaggio in Marocco, però, non è un viaggio in Marocco se non si visita il deserto.
Immenso e calmo, nonostante le sue dune cambino continuamente con il cambiare del vento, trasmette un infinito senso di pace, serenità e stabilità. Tutto si ridimensiona nel deserto e dove non sembra potesse esserci spazio per la vita ecco che La nostra vitalità riprende vigore e le cose semplici riacquistano importanza: il cibo, l’acqua, il vento, la sabbia, gli amici, un tramonto, un cielo infinito con stelle così vicine da poterle toccare.
Una passeggiata a dorso di dromedario ed una scalata sulle dune più alte.
La fatica della salita sarà ripagata da una discesa di corsa, con il vento in faccia e la libertà tra le dita.
L’incontro con i popoli del deserto è l’esperienza più toccante e profonda di questo viaggio. Visitare i villaggi dei nomadi del deserto, intorno alle dune di Erg Chebbi, lungo il deserto di pietre nere a confine con l’Algeria, racchiude in pochi attimi il senso di tanti chilometri. La vita dei nomadi è fatta di qualche tenda realizzata con rami, tappeti e pelli, un forno ricavato tra la terra per cuocere il pane, dei polli e delle capre. E’ incredibile come si possa vivere con così poco ed in un luogo così inospitale, caldo di giorno e freddo di notte. L’acqua si va a prendere al pozzo con gli asini, è un bene prezioso e venerato, ma non manca mai per preparare il tè per i possibili ospiti. Pane e tè: la base della grande ospitalità marocchina che si respira in tutti gli angoli di questo paese.
Porterò con me in particolare la saggezza e gli occhi profondi, pieni di vita dei Berberi; gli occhi di chi ha imparato a vivere in un luogo come il Sahara.
Tutta l’area Sahariana a sud delle alte montagne dell’Atlante è un susseguirsi di pianure sconfinate, montagne rosse, oasi di palme e gole a strapiombo. I piccoli centri abitati colore della sabbia si fondono col paesaggio creando scorci da mille e una notte. L’antica Kashbah di Ait Ben Addou sembra essere sospesa nel tempo, come se tutto il mondo le fosse cresciuto e ruotato attorno senza scalfire la sua eterna bellezza.
Marrakesh, invece, è un disordinato crocevia di popoli, lingue, culture, venditori ed animali.
Il caos di Marrakesh è una confusione di odori, cibi, voci e motori in cui però mi sento completamente a mio agio. E’ davvero strano sentirsi naturalmente parte di una realtà così diversa dal mio quotidiano eppure, forse proprio perché qui è tutto mischiato, come buttato all’interno della città senza un ordine o motivo preciso, nulla è percepito come “strano”. Il mercato con verdure, pane e pesce appoggiato a terra, gli incantatori di cobra, le scimmiette addestrate, le aste di vestiti per strada, le bancarelle di datteri e le grida dei commercianti al miglior offerente. L’energia è vita, la città respira, si muove, si trasforma.
Grazie Marocco per averci accolto ed averci mostrato le tue infinite bellezze, i tuoi paesaggi sconfinati, le tue meraviglie architettoniche ed i tuoi colori brillanti. Grazie per averci fatto assaggiare le tue tipiche prelibatezze, averci fatto sperimentare i mercati locali ed averci fatto superare qualche barriera e preconcetto. Perché lo spirito di adattamento, l’incontro, lo scambio culturale ci hanno aiutato a comprendere come il nostro modo di vivere sia solo uno dei tanti. Grazie ai tuoi immensi deserti ed ai tuoi infiniti cieli stellati che ci hanno permesso di capire quanto piccolo è il posto che occupiamo nel mondo. Grazie per averci ricordato quanto le cose semplici siano in fondo le più importanti.